Alessandro Mendini plana verso la complessità linguistica e il caos lessicale di questi anni mettendo in discussione ogni format dell'arte. Esercita un fondamentale ruolo critico nei confronti del sistema, propone continue ridefinizioni e innesta elementi di dubbio programmatico. Siamo di fronte al non-oggetto, al de-progetto, all'architettura ermafrodita che esprime le sue poliedriche sfaccettature. Come fece Duchamp mettendo i baffi alla Gioconda, Mendini viola continuamente i tabù operando su oggetti già informati e già storicizzati che rappresentano stili e stilemi per molti versi intercambiabili. La sua azione sul readymade dell'arte è trasversale e profondamente rivitalizzante. Ciò che risulta fondamentale è il superamento definitivo di ogni forma di condizionamento in nome di una ricerca libera e totalizzante che scuote lo spettatore dal sonnambulismo.